La piadina è uno dei simboli della Romagna. Un pane povero, fatto con ingredienti semplici, ma estremamente versatile. È infatti perfetto da farcire con materie prime sia salate che dolci e sicuramente questa è stata una delle chiavi del suo successo moderno, sia in Italia che all’estero. Al prosciutto crudo, al salame, con i formaggi, le verdure grigliate o la nutella,… la piadina è sempre buona e in ogni momento della giornata.
Certo, per poter gustare la vera piadina romagnola, la soluzione migliore è visitare la Romagna, le spiagge, i borghi e le colline della provincia di Rimini. Nell’attesa di programmare il viaggio potete assaggiare la piadina classica, integrale, al kamut o al rosmarino del nostro partner La Riccionina, un laboratorio artigianale nato a Riccione (Rn) nel 2013. Altrimenti potete mettere le mani in pasta, ovunque voi siate, e cimentarvi con la ricetta della piadina romagnola.
La ricetta della piadina
In Romagna, non solo ogni famiglia ha una sua ricetta della piadina romagnola. Ci sono anche importanti differenze territoriali, tant’è che alle diverse versioni di questo speciale pane è stato dedicato un intero libro: “La piadina romagnola tradizionale”, del giornalista Graziano Pozzetto. Nell’alta Romagna, infatti, tra le provincie di Forlì-Cesena e Ravenna, è più piccola e spessa (4-8 mm), mentre nel riminese è sottile e larga.
Tradizionalmente, in rispetto alla sua origine povera e contadina, la piadina è senza lievito, ma è ammesso un pizzico di bicarbonato che garantisce un impasto più morbido.
Ecco la ricetta della piadina (per 4 persone) del sito ufficiale di informazione turistica della provincia di Rimini.
500 g di farina bianca (va bene anche la farina semintegrale biologica macinata a pietra di tipo 1 del nostro partner Tenuta Sant’Aquilina)
30 g di strutto oppure 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva
Acqua tiepida
Sale
Bicarbonato (facoltativo)
Per preparare la piadina, ponete la farina a fontana su un tagliere o un piano di lavoro. Impastatela con lo strutto, precedentemente ammorbidito (oppure con l’olio extravergine d’oliva), il sale, un pizzico di bicarbonato (se gradito) e un quantitativo di acqua tiepida dosata fino a ottenere un impasto compatto e abbastanza duro.
Strappate l’impasto con le mani in quantità tale da formare ogni volta una pallina, tipo quelle che fanno i pizzaioli. Ne dovrebbero uscire otto, che metterete a riposare per una mezz’oretta sotto un panno asciutto.
Stendete l’impasto della piadina col mattarello formando dei cerchi dello spessore di circa 3 mm e del diametro di 15/20 cm. Questa è la dimensione della piadina riminese.
Cuocetela su entrambi i lati senza bruciarla su una teglia o su una normalissima padella antiaderente calda, forando la superficie con la forchetta se si formano le bolle. Una volta cotta piegatela a metà e riponetela in un panno pulito in modo che si mantenga calda mentre cuocete le altre piadine.
Piadina: la farcitura perfetta
Una volta che le vostre piadine saranno cotte vi basterà portarle a tavola e farcirle con i vostri ingredienti preferiti. Non esiste una farcitura perfetta, tutto si può adattare ai vostri gusti, alla stagione o a ciò che avete in frigorifero.
Volete qualche idea? A Rimini la mangiamo con lo squacquerone e la rucola, con il prosciutto crudo o con le “erbe” (cicoria, spinaci, bietola, rosole e/o tarassaco) sbollentate e poi saltate in padella con un uno spicchio d’aglio. Sulle spiagge di Rimini un grande classico è la piadina con i sardoncini marinati o cotti alla griglia, abbinati a radicchio e cipolla cruda. Nell’entroterra riminese sono i salumi e i formaggi a farla da padrone, ma anche le verdure gratinate al forno.
Le versioni moderne non disdegnano le piadine con la farcitura dolce, dalla nutella alla più tradizionale con fichi caramellati e squacquerone.
La storia della piadina
Sembra che questa ricetta romagnola abbia origini antichissime. Secondo gli storici si tratta di un’evoluzione delle farinate di origine etrusca e romana, spesso accompagnate, tra l’altro, da formaggi. Pensate che la prima testimonianza scritta risale al 1371 quando il cardinale Angelico scriveva che la cittadina di Modigliana (Fc) doveva pagare “due piade” alla camera apostolica.
È stato poi il poeta Giovanni Pascoli, originario di San Mauro di Romagna (Fc) a italianizzare la parola romagnola “piè” in “piada” e a definirla “pane dell’umanità”.
Un ultimo momento importante per la storia della piadina è il 2014 quando la ricetta romagnola ha ottenuto il riconoscimento Igp, indicazione geografica protetta. Che cosa significa? Che la piadina può essere prodotta solo in determinati comuni (tra cui la provincia di Rimini) seguendo gli ingredienti permessi dal disciplinare ovvero farina di grano tenero, acqua, sale (pari o inferiore a 25 g), grassi (strutto, e/o olio di oliva e/o olio di oliva extravergine fino a 250 g). Possono essere aggiunti agenti lievitanti (carbonato acido di sodio, difosfato disodico, amido di mais o frumento, fino a 20 g) ma non conservanti, aromi e/o altri additivi.